mercoledì 24 novembre 2010

La torta di riso

Oggi mattina di sole e di lavoro che inizia con una colazione a base di torta di riso.
Quella che faceva la nonna e che appena arrivavi a casa sua il sabato pomeriggio, dopo un lungo e lento viaggio di 300 chilometri, trovavi tagliata a rombi perfetti, perfettamente impilata su un piatto vecchissimo con il bordo a fiorellini e che prendevi al volo prima di correre fuori per i campi con il cane, che ci fosse la nebbia, il sole oppure la pioggia! L'importante in quei giorni era sfogare l'energia repressa durante la settimana di scuola.
E quindi una torta che mi riporta indietro con i ricordi e che sa tanto di casa, di buono, di coccole, che in questa mattina di novembre non bastano mai.

La torta di riso

Ingredienti:
1 litro di latte
200 grammi di riso originario
2/3 cucchiai da cucina di zucchero (circa 40 grammi)
4 uova
100 grammi di cioccolato fondente
100 grammi di mandorle
un pugnetto di uvetta
un pò di canditi (di quelli buoni, magari fatti in casa)
la buccia del limone

In una pentola mescolare latte, zucchero e buccia del limone e porre sul fuoco; dopo qualche minuto aggiungere il riso, mescolare bene e a bollore. Cuocere lentamente per circa 20 minuti, fino a quando il riso sarà al dente.
Togliere la pentola dal fuoco e non appena il riso sarà tiepido aggiungere una alla volta le uova e mescolare fino a quando non saranno perfettamente amalgamate.
Nel frattempo tritare il cioccolato e le mandorle e i canditi; se si vuole si possono far tostare le mandorle in un pentolino con un cucchiaio di zucchero fino a che diventano di un bel colore ambrato.
Aggiungere cioccolato, mandorle, canditi e uvetta al riso. A questo punto c'è anche chi aggiunge altra frutta secca (come noci e nocciole) oppure pezzi di frutta fresca; la ricetta originale della nonna però non li prevede.
Imburrare ed infarinare quindi una teglia (preferibilmente rettangolare).
Versare l'impasto nella teglia e infornare, con il forno già caldo, a 170 gradi per 30 minuti.
Sfornare e mettere la torta su una griglia in modo che si raffreddi.
Tagliare infine a rombi e posizionare i vari pezzi su un bel piatto da portata in una piramidina ordinata.

martedì 23 novembre 2010

la torta esterhazy

E arriva la domenica mattina, di quelle che fuori c'è il sole e quindi le bimbe ti costringono ad uscire dalle coperte, a vestirti, a raccogliere cappotti e biciclette e a fare un giro per la città, per le vie affollate di gente, schivando i tavolini dei bar, i cani a passeggio, i bambini che saltano.
E arriva anche la domenica pomeriggio, quando il sole tramonta in mare, e dopo aver sfogliato e risfogliato tutti i libri di cucina che hai in casa, decidi che è giunta l'ora di affrontare la Torta Esterhazy, pubblicizzata dal Cavoletto nel suo penultimo libro e che viene direttamente da Budapest.
Si tratta di una torta fatta di sei strati di cialda alle noci, intervallate da crema alle noci e ricoperta ovviamente di noci; in pratica, se siete allergici alle noci, potreste avere uno shock anafilattico solo a guardarla la torta esterhazy!!!
Va detto poi che domani è lunedì e la Michela ci ha invitato a cena, a me, al sacco di patate e ad altri colleghi e quindi, visto che le piacciono un sacco le noci, questa è la torta giusta per lei.
Quindi io e Giulia incominciano a tirare fuori dagli armadi il cerchio di pasticceria, le ciotole maxy dell'ikea, il frullatore, le uova, il latte, le noci, la carta forno...e la cucina incomincia a riempirsi di macchie di crema, di briciole di noci, di schizzi di albumi montati a neve.
Il tutto sta nel prenderci la mano; all’inizio guardi queste cialde alle noci che cuociono lente in forno e la prima ti sembra troppo molle, la seconda ti sembra troppo colorata, la terza troppo bianca, però finalmente quanto tutto sembra essere perduto la quarta, la quinta e la sesta vengono fuori della giusta consistenza.
Poi incominci a preparare la crema e qua si apre il capitolo: la crema deve avere la consistenza della crema pasticcera oppure quella più liquida della crema all’inglese? La risposta è una sola; la prima, sennò appena la versi sulla cialda croccante di forno, sarà tutto un inseguirsi di rivoli di crema per il piatto.
Poi costruisci la torta: ma visto che sei testarda e non hai nessuna voglia di dare retta a chi, alle tue spalle, ti dice di usare il cerchio per montare il tutto, così da dargli un po’ di sostegno, fai a mano libera e il risultato è molto simile alla torre di Pisa.
Avete presente no quella torre che è famosa in tutto il mondo solo per un motivo ovvero perché è storta, perché colui che l’ha costruita deve aver sbagliato i calcoli strutturali o semplicemente…non ha usato il cerchio da pasticceria!!!
Insomma dopo diverse ore di lavoro, ecco la torta, finita, con glassa e decoro al cioccolato, con quella anda un po’ così…leggermente decadente…come si confà ad una torta che viene da Budapest, dalla nobiltà del passato, dalle vecchie ricette di una volta.
(Inutile dire che Michela l’ha assaggiata, ha detto che era buonissima e anche in ufficio è andata a ruba, un buon motivo per rifarla presto!)

mercoledì 10 novembre 2010

Il sacco di patate e la sua torta

In questi giorni sono davvero presa dal lavoro, esco presto, torno tardi e sopratutto lavoro fino a mezzanotte inoltrata, quindi giusto per non perdere il filo del discorso ho deciso di inserire finalmente un immagine....
il sacco di patate, alias la mia Giulia, e la sua torta di compleanno, fatta dalla mamma se si eccettua quell'enorme gatto che, comprato in un negozio di cose strane e perfettamente commestibile, ci ho piazzato sopra per farla ancora più felice.




E poi giusto perchè ho ancora un attimo prima di riprendere a scrivere la relazione che devo depositare in questi giorni, metterei anche una foto di questi biscotti che ho rifatto pari pari da una ricetta del cavoletto (www.cavolettodibruxelles.it) che però non trovate sul sito ma sull'ultimo libro...che a me, inutile dirlo, è piaciuto un sacco!!!!

domenica 7 novembre 2010

nuvole grigie, pioggia e poi.....

La domenica mattina ha un fascino tutto suo, sopratutto quando fuori, sui tetti delle case, incombono nuvole enormi, gonfie di pioggia, quando fuori il colore predominante è il grigio in tutte le sue varianti. La domenica mattina in quei giorni lì diventa allora il tuo giorno ideale da passare sotto le coperte, sotto il piumone caldo di noi, ad aspettare il rumore della pioggia sul vetro, il ticchettio delle gocce che aumenta e poi rallenta e poi aumenta di nuovo, mentre le piante si dissetano e la terrazza si lava.
Stare lì, a guardare la pioggia, a guardare le nuvole che si sciolgono in mille gocce, in mille rivoli d'acqua, mentre tu te ne stai al caldo è in assoluto il mio momento di relax preferito.
Perchè non c'è nulla da fare, nulla che puoi fare per superare questo tempo grigio, puoi solo attendere che passi e intanto riposare, al caldo, senza sentirti in colpa, senza dover andare al lavoro, senza doversi vestire, senza quella strana frenesia che ti prende quando il giorno è bello e ti viene voglia di uscire, di fare, di andare, di vedere posti nuovi.
E dopo che hai consumato la mattina a letto e hai finito il libro sul comodino, puoi alzarti, infilare la tua vestaglia lilla, fare colazione a basè di the caldo e biscotti e darti alla tua passione dei giorni di pioggia.
La cucina. La cucina che oggi ha sfornato dei tartufini al sapore di earl grey (mica per niente non fai altro che bere the in tutte le sue declinazioni conosciute) e che per pranzo propone un risotto con i duroni, alias lo stomaco del pollo, fatto a pezzettini, cotto lentamente con lo scalogno.
E che questo pomeriggio sfornerà dei biscotti a forma di stella con la finestra colorata (come il cavoletto insegna).
E poi non si sa mai, magari riesco finalmente a riordinare le foto della festa del mio sacco di patate preferito e mostrare anche al mondo la mitica torta di compleanno, fatta alle 22 del 28 ottobre 2010.